Se ho capito bene, la qualità delle foto fatte con l’iPhone dipende dall’algoritmo che, inquadrata l’immagine, regola sensibilità, apertura, tempo in modo da dare il meglio risultato (notate l’inflessione mentale romanesca che ancora non m’ha abbandonato nemmeno dopo quindici anni di esilio volontario in Sabina).
Così l’altra sera, che c’era una luna spettacolosa, a un certo punto la suddetta è stata nascosta da un banco di nuvole e allora, snudato l’onnipresente i-Phastex e sparato un bell’ingrandimento (non so se addirittura un “dieci per”), ho scattato. Ecco il risultato. Se mai riuscissi a dipingere un quadro così, potrei anche morire soddisfatto (si fa per dire…)