Ma quant’è bello questo crepuscolo

Ci sono più cose in cielo e in terra che nella tua filosofia, caro Enrico. (Posto che tu abbia una filosofia, cosa della quale dubito fortemente e, permettimi di sottolinearlo, da un punto di vista privilegiato. Pochi ti conoscono come me.) È bello comunque aver superato una soglia d’età che da piccolo non avresti mai pensato di raggiungere (già i 47 che ti sarebbero serviti per arrivare al 2000 – ah, il fascino dei numeri… – ti sembravano una cifra enorme e inarrivabile) e riuscire ancora a entusiasmarti per una nuova scoperta musicale. Alla quale arrivi per vie traverse, magari comprando un cd di Kate Bush (ah, il fascino dei vecchi amori…) e leggendo che tra i produttori c’è il leggendario Thomas Bartlett (e chi cazz’è? ti chiedi) che, tra l’altro, fa parte di quell’incredibile gruppo musicale irlandese, The Gloaming, che sta spingendo la musica folk di quel paese verso limiti mai toccati.

Già, ma chi sono questi The Gloaming? (che in italiano vuol dire “il crepuscolo”, bel nome, complimenti…). Per saperne un po’ di più vai su Youtube e trovi un pezzo incredibile, cantato in gaelico, che è tratto dal loro terzo album e s’intitola “Meachan Rudai”, che vuol dire “il peso delle cose”, un pezzo bellissimo e tostissimo. Altro che irish folk, magari alla Chieftains, adorabili e adorati (ma di certa musica irlandese a volte mi capita di pensare quello che Dalla cantava della musica andina…). Qui siamo di fronte a musica colta (per non dire classica) del terzo millennio.

Un gruppo con una viola e un violino (l’immenso Martin Hayes), un chitarrista, un pianista e un cantante come ne ho sentiti pochi nella vita, una voce magnetica e inconfondibile quella di Iarla Ó Lionáird. E canzoni che fanno venire i brividi. Poi certo c’è il coté folk, che soprattutto dal vivo si fa sentire, con reels trascinanti e interminabili (The sailor’s bonnet sul primo album dura meno di cinque minuti, dal vivo sfora i 13 ed è difficile rimanere fermi…), ma già la presenza del pianoforte li snatura un po’, in meglio s’intende, dando loro qualcosa in più. Insomma, una goduria del cuore e del cervello, come raramente capita. Per adesso mi sono comprato il primo album e quello dal vivo (fuck spotify, le cose belle voglio averle tra le mani e portarle sul cuore). Quando li avrò masticati ben bene, farò miei anche gli altri due cd.

Qui sotto l’immagine della copertina del primo disco. Anche l’occhio vuole la sua parte…

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