Ieri sera, tornando da Roma dopo un pomeriggio allucinante al pronto soccorso dell’Oftalmico – se non avete qualcosa di classificabile almeno come “codice verde” non andateci, specie di domenica; se vi fa solo male l’occhio, come a Daniela, perché magari avete una congiuntivite, magari virale, magari brutta e dolorosa, tenetevi il dolore e statevene a casa: perché buttare ore e ore di inutile attesa e magari farvi il sangue amaro con una infermiera non cortese al triage? – ieri sera, dunque, rientrando a casa verso le nove e mezza di sera, mi accorgo, appena passato Passo Corese, che una chiocciola sta lì, sul parabrezza davanti a me, con le cornine al vento. Non solo, ma si muove, lenta lenta, verso destra. Non piove da un po’ – incredibile a dirsi… – e quindi non devo usare i tergicristalli. Tutto ok. Noi andiamo verso casa, lei si muove, lenta e inesorabile, verso l’altro lato del parabrezza. Ma a Colonnetta, alla rotonda, non posso evitare una grande pozza e un’onda d’acqua schizza sulla macchina. Provo ad andare avanti ma vedo male. Devo per forza usare i tergicristalli. Allora, poco più avanti, accosto sulla destra. Stacco la lumaca dal vetro, l’appoggio su un muretto accanto alla strada, le auguro buona fortuna, pulisco il vetro e riprendo la via di casa.
Quanto mi sarebbe piaciuto che l’infermiera ci avesse trattato in modo equivalente…