All’inizio erano piccole lanterne cinesi color arancione, gli Alkekengi. Poi, con il tempo, l’involucro esterno schiarisce e diventa un ricamo finissimo all’interno del quale c’è il frutto, arancione anch’esso, e commestibile (pare ricordi il lampone).
Su Google trovo che: «Il nome Alkekengi deriva dal termine francese arcaico “alquequange” che a sua volta trae origine dall’arabo “al-kakang”. La lanterna cinese, che nel linguaggio dei fiori simboleggia l’inganno, è particolarmente apprezzata per la dolce consistenza dei suoi frutti. Le piccole bacche, il cui sapore ricorda molto il lampone, vengono utilizzate per preparare gustose confetture e gelatine. A volte è possibile trovarle nelle vetrine delle pasticcerie ricoperte da finissimo cioccolato. In Giappone l’Alkekengi è così amato da dedicargli un intero mercato chiamato “hōzuki-ichi”, durante il mese di luglio. Le popolazioni antiche apprezzavano questa pianta per le numerose proprietà medicinali. Ricchissima di vitamina C, veniva utilizzata per abbassare la febbre e per curare le malattie della pelle.»
Ce n’è di cose che non sapevo sulla pianta dell’Alkekengi. Una cosa però la so: è bellissima.
Bellissima e preziosa come un gioiello.
Ho salvato la foto tra le preferite , posso usarla per i miei biglietti natalizi? Naturalmente indicando l’autore della foto
Grazie Isa. Certo che puoi, anche senza attribuzioni, tranquilla