A distanza di due giorni, due morti sull’autostrada, perché, scesi dall’auto dopo un incidente, sono stati travolti da un auto che arrivava veloce. Una, la mamma dell’A8, stava cercando di mettere il triangolo (sulla corsia di sorpasso…) per avvisare dell’incidente occorsole.
E immediato arriva il ricordo di quella volta che sul tratto Bologna-Firenze – tornavamo con Daniela da una vacanza in val di Fiemme – l’auto si fermò all’improvviso. Le condizioni erano le peggiori: eravamo fermi su un viadotto, in curva (curva a destra – non visibili…), in un tratto senza corsia d’emergenza. Ancora ricordo che, da perfetto coglione, scesi per provare a spingere (eravamo anche in salita) mentre Daniela cercava di andare avanti metro per metro con il motorino d’avviamento.
La fortuna volle che due agenti della Polstrada avessero dimenticato dei documenti in caserma e la loro macchina stesse passando di lì in quell’istante. La scena è incisa nella memoria. Uno dei due scende e corre indietro a segnalare con la bandiera l’incidente, l’altro aggancia la nostra macchina con un cavo dopo avermi esortato con parole franche a risalire. Dopo poche decine di metri c’era un’area di parcheggio. Dopo averci portati lì e aver chiamato il soccorso stradale, uno dei due ci disse (le parole esatte non le ricordo ma il senso è questo): “Se vi dovesse succedere di nuovo, lasciate tutto e scappate: meglio due morti che quattro”.