Brega – Tie’, senti ‘sto presciutto che d’è, senti com’è dorce…
Verdone – Beh, veramente ho mangiato…
Brega – Senti questo presciutto, t’ho detto, è dorce. È ‘n zucchero, Sergio, lo senti?
Brega – E ‘ste olive? Tie’, senti ‘ste olive. Queste so’ greche, aho sa’… Greche. E ‘nnamo, e ddaje, so’ greche! So’ bone? Come so’? Di’ la verità”
Verdone – So’ greche…”
Quante volte ho rivisto su Youtube l’immortale duetto tra Mario Brega e Carlo Verdone, futuri suocero e genero in Borotalco. Duetto che si svolge nel negozio di alimentari di Via San Paolo alla Regola (dove adesso c’è – credo – un ristorante) e dove per anni mi sono servito. Era un piccolo supermarket, gestito dal signor Napoleone e da sua moglie, col banco di salumi e formaggi e un po’ di scansie piene di prodotti, che per me aveva il vantaggio non piccolo di essere a venti metri da casa. Il signor Napoleone aveva la pizza bianca sempre calda, che riempiva a richiesta di salumi vari. Nel senso che se prendevi un po’ di pizza, te la scaldava nel tostapane e poi la farciva come desideravi. Erano brave persone, il signor Napoleone e sua moglie (di cui non ricordo il nome), molto fieri della figlia che studiava non so cosa all’università e ogni tanto dava una mano in bottega. Sono andati avanti fino a che ce l’hanno fatta. Non erano giovani, quando sono arrivato da quelle parti. E dopo qualche anno hanno chiuso.
Ogni volta che guardo quella scena di Borotalco è un pezzo della mia vita che si ripropone (come i peperoni, boni i peperoni…). Avevo trent’anni quando sono andato a vivere alla Trinità dei Pellegrini. E quarantacinque quando me ne sono andato.