Sull’abbazia di Farfa si raccontano molte storie: Ildefonso Schuster, rifondatore dell’abbazia e suo primo abate ai primi del 900, quand’era anche abate di S.Paolo fuori le Mura (divenne poi cardinale e arcivescovo di Milano per venticinque anni, dal 1929 al 1954), Schuster, dicevo, sulla storia di Farfa ha scritto un librone, bello e ricco di informazioni tratte dai codici di Gregorio da Catino (ma non solo)..
Ma oltre la storia, poi, ci sono le leggende, come quella del tesoro di Farfa. Quando, alla fine del IX secolo, dopo sette anni d’assedio dei Saraceni, i monaci lasciarono l’abbazia, si divisero in tre gruppi (dividendosi anche il tesoro assai cospicuo accumulato nei secoli, almeno quello che si poteva trasportare). Un gruppo, guidato dall’abate Pietro, andò a Fermo, nelle Marche; un altro raggiunse Roma; il terzo si diresse a Rieti, dove però venne sconfitto e trucidato dai suddetti Saraceni (che si presero anche la parte del tesoro che questi portavano con sé). Tutto ciò che di prezioso non poteva venire trasportato (soprattutto le pietre del ciborio: onici, lapislazzuli, marmi rari; ma chissà quante altre cose) prima dell’abbandono venne nascosto sotto terra e mai più ritrovato. Questo è il tesoro di Farfa, su cui tanto si è fantasticato, su cui ho letto anche un pregevole quanto agile romanzo di Gianni D’Andrea, che mette assieme le vicende del IX secolo con quelle del XIX, immaginando un giovane pittore, rampollo di nobile famiglia romana, che si trova in Sabina ai tempi degli avvenimenti della Repubblica Romana e che viene coinvolto in una caccia al tesoro dall’esito inaspettato.
Tutta questa premessa mi serve per dire che ieri, dopo l’acquazzone pomeridiano, pallida avvisaglia di quello che sarebbe successo nella notte, tornando a casa sulla strada del canale ho avuto la conferma che un tesoro a Farfa deve esserci davvero. Lo testimoniava il vivido frammento di arcobaleno che finiva dietro la collina della Pantanella, inequivocabilmente in direzione dell’Abbazia.
A meno che il tesoro non sia proprio l’Abbazia…