Alla fine della passeggiata di oggi, il solito giro di sei chilometri e spiccioli che passa per Granica, l’ultimo tratto è tutto bello al sole, lungo il canale. Nella piana tra la strada e il Farfa l’erba è ancora alta e un gregge di pecore è stato portato lì per nutrirsi e “trinciare” in modo naturale. Ma sono le 11 e fa caldo. Molto caldo. Così il gregge cerca riparo tutto
sotto un albero. Pochi metri più avanti, a tre maremmani, anch’essi all’ombra di altre fronde, non piace il mio fermarmi a fotografare e abbaiano decisi.
Me ne vado all’inglese ma, mentre attraverso il ponticello, un signore che, vicino alla sua macchina, sta pescando nel canale mi fa: “Sono legati?” Gli rispondo che no, che stanno lavorando e dunque sono liberi e soli (non c’è in effetti nemmeno l’ombra di pastori umani), ma che mi hanno abbaiato solo perché mi ero fermato un istante a fotografare. “Ho il terrore dei cani ” mi fa allora, “sarà meglio che lasci la macchina aperta”. “Meglio di sì” gli rispondo, mentre mi ricaccio in gola il “buona pesca” con cui stavo per salutarlo…