L’altro giorno sono salito per l’ennesima volta sul monte Acuziano dai Quattro venti. Una passeggiata tranquilla: mezz’ora, 170 metri di dislivello, aria tersa (tèrza, direbbero a Roma) e frizzante. Un gran bel vento con il suo gran (bel) rumore: quando entri nel bosco e il vento scompare all’improvviso la pace è con te…
Arrivato su, nel pianoro, il vento riprende a soffiare impetuoso. Entro nel grande rudere della chiesa mai finita e, di fronte a me, sulla parete sud, mi colpisce il gioco del rampicante (che ha coperto tutto il muro) sotto la sferza della tramontana. Come un gruppo di ballerini che ruotino la testa su un ritmo rock.
Esco dall’altra parte e un gruppetto di capre che pascolavano tranquille mi guardano, si guardano e scappano a valle. Non sono molto rapido a ri-estrarre l’i-Phast e metterlo in modalità foto, quando sono pronto le capre sono ormai quasi tutte fuori portata dell’obiettivo. Solo le ultime tre si fanno “acchiappare”, sullo sfondo di Montecelio e S.Angelo romano che emergono tra la foschia del mattino e il celeste carico del cielo.
Scendendo, arrivato al fontanile da cui partono i paletti bianchi e rossi che segnalano la strada verso la cima, per la prima volta vedo che c’è anche un sentiero che arriva lì dal basso, da Farfa. La prossima volta salirò partendo dall’Abbazia.