Ci vorrebbe un Battisti, anzi un Mogol. Ma i miei fiori di pero si devono accontentare di me e di parole senza musica. Sono belli, comunque. Non come quelli di melo, che hanno sul bianco delle belle screziature rosa (ma i germogli adesso sono ancora quasi chiusi e non si apprezzano). Ma sono comunque belli. E tanti. Se non arriva una gelata tardiva, cosa ahimè sempre possibile, quest’anno ci sarà un bel raccolto.


P.S. Mi sa che un post del genere l’ho già scritto qualche tempo fa. Ma che ci posso fare? Quando arriva la primavera, io, cittadino nel Dna e con il cemento nei miei geni, mi stupisco ogni volta e ogni volta mi commuovo un po’…