Un post di Roberta intitolato “a proposito di selfie” (a proposito, cara Rob, devo dire che sono sempre molto intriganti le tue immagini negli specchi o attraverso i vetri, con i riflessi, i raddoppi, le compenetrazioni e le trasparenze) mi ha portato al sito dove sono raccolte le foto di Vivian Mayer, la “tata” newyorchese cui Repubblica l’altro giorno ha dedicato un paio di pagine.
Bellissimi i suoi autoritratti, viso serissimo e inquadrature perfette in superfici riflettenti di tutti i tipi. Ma bellissime anche tante e tante altre fotografie. Una mi ha colpito particolarmente, più che per le particolarità tecniche per la sua tenerezza (sarà che sto invecchiando…). È datata 7 aprile 1960 ed è stata scattata in Florida.
L’associazione è stata immediata con quest’altra immagine celeberrima di Gianni Berengo Gardin.
Una foto che trovai tantissimi anni fa in un portfolio comprato per due soldi da Remainders, quando la “caverna” di piazza S. Silvestro era un appuntamento obbligato nelle passeggiate del sabato pomeriggio, e che oggi sta appesa a fianco della scrivania, in uno dei pochi spazi liberi da libri dischi cd del mio stanzone/studio.
Questa foto s’intitola Minor (come la macchina), è stata scattata in Scozia ed è del 1977. A ben guardare, quanto quella della Mayer è “calda”, questa foto è fredda (i due anziani seduti nella macchina sulla riva del mare stanno ciascuno rigidamente al suo posto). Ciononostante a me ha sempre ispirato invece sensazioni di comunione, di vicinanza, di destino condiviso (sarà che amo i “lieto fine”).
nella prima è bellissima la morbidezza delle guance.
la seconda è un po’ fredda…è vero, ma magari stanno facendo insieme una pratica del respiro in sintonia con le onde!
Prima o poi le teste dei due pencoleranno l’una verso l’altra
quando avranno finito di respirare con le onde….si daranno un bacio di ringraziamento per aver respirato insieme ne sono certa!
PS le mie trasparenze, riflessioni e attraversamenti ringraziano e si monteranno la testa…specchiata!