Sia chiaro, nessun paragone di nessun tipo. Tant’è che io son qui, vivo e vegeto (e un po’ rotto nei coglioni dalla lentezza e dalla burocrazia della sanità italiana: ma questa è un’altra storia, adesso voglio pensare ad altro…) e Carlito Brigante no.
Ma l’altra mattina, mentre mi portavano in sala operatoria, sdraiato sulla barella e vedendo il soffitto scorrere davanti ai miei occhi, un riquadro di luci al neon dopo l’altro, pensavo al gran film di Brian De Palma. Certo, mi rendevo conto che il ritmo non era quello concitato e frenetico del grande BDP, che la mia “scena” era come in un ralenti all’amatriciana, ma l’idea era quella (e c’era anche, personalmente parlando, un bel po’ di pathos…).
Chissà, forse era per non pensare a quello che mi aspettava, ma stavo lì che mi dannavo a cercar di ricordare il titolo del film. Pablo, Jesus, Diego, mi venivano in mente tutti i nomi latini possibili tranne quello giusto. E vedevo anche la bellissima scena finale, con il manifesto pubblicitario che prende vita, con la silohuette di Penelope Ann Miller che balla contro la luce di un tramonto nel Caribe. Ma Carlito no, Carlito non mi tornava proprio in mente.
enri’s way…. enrichitos’s way…..al galantino…..
Pensa che bello, stavolta la sala operatoria con le sue luci fredde e cattive non l’ho proprio vista. Mi hanno addormentato nell’anticamera e mi sono risvegliato nella mia stanzetta al quinto piano vista Ventotene
vista Ventotene ! che bel regalo !
Non l’ho apprezzato molto, devo ammettere…