E tu chiamalo buffetto…

In una scatola ricolma di carte e foto ho trovato questo bigliettino che ha appena compiuto cinquant’anni. Era del mio padrino e accompagnava il regalo della prima comunione e cresima: un bell’orologio Marvin d’acciaio che ho fatto restaurare qualche tempo fa e che mi scordo regolarmente di caricare. Il mio padrino si chiamava (si chiama) Leonardo Rotundi, era (è) ingegnere anche lui, era un grande amico di mio padre e, all’epoca, abitava con la famiglia accanto a noi, dall’altra parte del pianerottolo.

 

 

 

 

Della cresima, che feci nella parrocchia di S.Silvia allora situata in un garage sotterraneo a via Pietro Venturi, ricordo il vescovo (non so se olandese o tedesco) che aveva mani così nodose e grandi che il “buffetto” d’accompagno lasciò per ore il segno dell’indice e del medio del monsignore sulla mia guancia sinistra.

Del periodo di preparazione, il catechismo, resta indimenticato il mio approccio alla statua di S. Pietro di Arnolfo di Cambio nella basilica vaticana, anzi, per essere preciso, al suo piede (non ricordo se destro o sinistro) consumato dalla venerazione e dai baci dei fedeli.  Essendo il piede troppo in alto perché noi bambini ci arrivassimo da soli, come gli altri venni sollevato per baciarlo. Ma, essendo io un po’ sovrappeso, chi mi sollevò lo fece di slancio e di slancio io andai a ingrugnare con il labbro il bronzo della statua. Non mi ricordo come reagii. Ma il dolore fu forte.

Rileggendo il tenero bigliettino dell’ingegner Rotundi, non credo di essere diventato “un uomo perfetto”. Ma c’è quel “futuro” che mi salva. In fondo di futuro ne ho tanto alle spalle, ma ne ho ancora un po’ davanti.

4 pensieri su “E tu chiamalo buffetto…

  1. Carissimo Enrico, il futuro ci salva sempre… anche i comandamenti di Dio sono al futuro (imperativo futuro), forma che in italiano non abbiamo e traduciamo con: amerai in tutto il tuo cuore. Altri suoni deve avere l’imperativo futuro ebraico…
    siamo consolati… per adempierli c’è tempo… e ci vuole tempo…
    Il mio padrino si chiamava pure lui Leonardo, era ingegnere, amico di mio padre e mi regalò un orologio d’acciaio, di cui non ricordo la marca e non carico da molti anni…
    di quel dì nemmeno il buffetto del Cardinal Colombo lasciò traccia…
    ho un solo ricordo di quel 20 maggio ’73: morirono Pasolini e Saarinen, due uomini con spreco di futuro…
    anzi due ricordi: il Milan perse lo scudetto a Verona, un altro spreco… ma non per me!!!
    Un abbraccio Luca

  2. L’ha ribloggato su enricogalantinie ha commentato:

    Sette anni fa, trovato il bigliettino che accompagnava l’orologio che mi venne regalato dal mio padrino per la prima comunione, scrissi questo post. Il mio padrino doveva avere allora, quando scrissi il post, qualcosa meno di novant’anni (doveva essere più o meno, qualcosa meno, coetaneo di mio padre che era del 1922). Oggi rileggendo il post e prima di ribloggarlo mi sono chiesto se fosse ancora ancora vivo. Ho cercato sulla rete e non ho trovato prove in un senso o nell’altro. ma ho trovato una sua lunga e argomentata lettera di un anno fa a un quotidiano on line sulla situazione della pineta di Fregene, la località in cui vive. Mi piacerebbe invecchiare così…

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