Stamattina, sveglia antelucana alle cinque e un quarto. Inizia la settimana di rassegna stampa su RadioArticolo1 e mi piace arrivare a Roma alle sette per avere il tempo di leggere con calma i giornali. Guardo fuori e non piove (come minacciavano i vari meteo) ma anzi verso Roma il cielo è limpido. I nuvoloni, neri e carichi, tra i quali e sopra i quali filtra il chiarore della prossima alba, sono tutti verso Nord-Est, verso Rieti più o meno.
Allora mi faccio coraggio e, invece di prendere l’auto, inforco lo Scarabeone. Non fa nemmeno così freddo: sono le sei e i 12 gradi di temperatura (che poi sul versante della valle del Tevere scenderanno a 11) sono tutto sommato sopportabilissimi. Non è necessario nemmeno mettere i guanti. Arrivato a Passo Corese scelgo di non prendere l’autostrada (si risparmia ben un euro e venti…) e prendo la Salaria. Sulla sinistra c’è sempre una coltre di nubi ma la luce al di sopra si fa sempre più forte. Il mondo davanti a me, la strada e le rare case sono in bianco e nero. Poi, verso Monterotondo Scalo, arriva il sole e la sua luce rosa. Ma è ancora così basso che la strada è sempre in bianco e nero mentre sulle cime degli alberi e ai piani alti delle case la luce porta il colore. Sono le sei e mezza. Ci sono già molte macchine ma il traffico scorre. Venti minuti dopo entro a Roma. E sulla via Salaria all’altezza di Villa Ada l’effetto “mondo diviso in due” è ancora più forte: le cime dei pini della villa brillano alla luce rosa del sole (su quel rosa pesano anche i miei nuovi occhiali da sole) mentre noi sotto, sulla strada, siamo ancora tante varianti sulla tonalità del grigio.
L’arrivo è da film. Passato l’ingresso della Sapienza, svolto su via dei Frentani che è illuminata in pieno, per tutta la sua lunghezza, dal sole che la prende d’infilata. L’ombra di uno scooter e di un uomo con il casco che lo cavalca mi precede di misura. Poi gira a sinistra e scompare. È ora di parcheggiare. Sono le sette. Un caffè e poi via a leggere i giornali.