Per il cinema ci sono i trailer. Per i libri le anticipazioni. Di solito, quando esce un romanzo o un saggio particolarmente importante, le case editrici danno a questo e/o quel giornale il permesso di pubblicare un estratto del libro, in modo da invogliare i lettori all’acquisto. Io la “recinzione” del libro di mio cugino Marco l’ho già fatta. Per questo, adesso che il volume è in libreria, mi piace riportarne un pezzetto (beninteso con l’autorizzazione dell’autore). È anche un piccolo modesto omaggio a mia zia e ad Alberto, l’uomo che ha diviso la vita con lei. Ecco dunque la lettera che Marco scrisse raccontando la loro storia, la risposta di Natalia Aspesi, il dibattito che ne seguì (e la “vendetta” di Marcella). E un piccolissimo ricordo personale.
«QUEL MAGNIFICO BUGIARDO DA NON LASCIARSI SFUGGIRE
Convivo da vent’anni con un uomo stupendo, che però è un inguaribile bugiardo. Pensi che una volta è andato in Spagna per lavoro, doveva stare via due giorni, s’è trattenuto una settimana, probabilmente a causa di una donna, e al suo rientro mi ha raccontato che era stato rapito dall’ETA.
Un’altra mattina stavo camminando per strada e da lontano mi è parso di scorgere la silhouette del mio uomo, che procedeva teneramente abbracciato a una figura di sesso opposto. Sono stata subito colta da un dilemma: non sapevo se assecondare i miei piedi, lasciando che disegnassero il destino che mi avrebbe condotta all’atroce conferma del mio sospetto, oppure se graziare me stessa e lui, rimanendo però nel dubbio e regalandogli un’immeritata impunità, da cui non avrei neppure riscosso riconoscenza, visto che non si sarebbe mai accorto che ero passata di lì. Ha prevalso la curiosità e ho seguitato a camminare senza cambiare direzione, finendo per trovarmi faccia a faccia coi due.
Ovviamente anche lui a un certo punto ha scorto me; sorpresa e imbarazzo erano troppo forti per consentirgli di improvvisare una controffensiva; mi ha rivolto un rapido sguardo tra i più angosciati che essere umano abbia mai proiettato davanti a sé e io ho fatto finta di niente, decidendo d’aspettarlo al varco dell’imminente confronto domestico. Sa cosa è stato capace di sostenere l’inossidabile guitto? Che lui ha un sosia e che io sarei l’unica a non saperlo. Ho trovato la sua prontezza di spirito cosi colma di gaia e grossolana genialità che l’ho assolto, senza riuscire a pronunciare alcuna delle invettive che mi ero preparata. Mi domando però se sia giusto che – oltre a farmi infinocchiare dal mio uomo – mi lasci anche intenerire da lui.
Ilaria (Molfetta)
Ecco qua un vero Uomo da non lasciarsi sfuggire! Lei ha ragione a definirlo stupendo, perché pur non essendole forse rigidamente fedele, ha il grande pregio di saperla divertire, stupire, intenerire, infinocchiare come un meraviglioso prestigiatore o poeta. Pensi che barba avere accanto un uomo irreprensibile, incapace di farla arrabbiare, di provocarla, di trasformarla in Sherlock Holmes, di incantarla con la sua fantasia e la sua improntitudine?
I vostri vent’anni insieme diventeranno quaranta e oltre proprio perché lui si prende qualche svago, ma poi si fa perdonare, spiazzandola con le sue menzogne così poco credibili da diventare molto più succose di una banale verità. Fare coppia è diventata una gran fatica: essere capaci di renderla eccitante mi pare la massima medicina per tenerla insieme: anche perché non sempre la fedeltà nasce dal ferreo amore, ma piuttosto dalla mancanza di occasioni o dalla mancanza di fascino o da una generica indifferenza al mondo. In ogni caso: pensi se avesse visto il suo uomo procedere teneramente abbracciato a una figura dello stesso sesso! Quale magnifica menzogna avrebbe escogitato?
Questa lettera suscitò un ampio dibattito femminile sui fora di internet: da una parte numerose lettrici difendevano Ilaria a spada tratta, e le invidiavano un uomo così divertente e pieno di fantasia; dall’altra c’era chi la vedeva come una povera disgraziata, costretta a portare la croce d’un destino incerto e pieno zeppo di corna.
Io so da che parte sta la verità, in quanto Ilaria altri non è che mia madre, e posso quindi dire che hanno sicuramente ragione le prime (colgo l’occasione per abbracciarti forte, Alberto. Ci manchi da morire, tesoro).
Quelle che sostenevano che Ilaria fosse ‘una grande’, si chiedevano: “Ma secondo te quella donna l’avrà poi lasciato il magnifico bugiardo?” Al che altre rispondevano in coro: “Spero di no; vivere con un uomo del genere deve essere stimolante!” Oppure: “Anch’io mi auguro di no! Trovo che la Signora del Magnifico Bugiardo sia una donna d’un umorismo unico e tremendamente capace! Non è facile porgere l’altra guancia in situazioni del genere! Molto raro, a mio parere! “
A dire il vero c’era anche chi polemizzava e faceva notare che Ilaria fosse in balia di un idiota.
“E tu permetti ancora di essere trattata come una povera deficiente da uno che, pur non conoscendone io l’età anagrafica, non è maturato affatto? E ci stai pure da tanti anni? Allora sei proprio masochista! Ma mandalo affanculo! Se ti ama si toglierà il vizio di mentire, a meno che non sia cromosomico!”
(Era cromosomico.)
Qualcun’altra aveva detto: “La fregatura non parte se non c’è il coglione pronto a riceverla”. Affermazione sinceramente irrispettosa della realtà; non voglio cadere anch’io nella trappola dei Fatti Oggettivi di Orfeo, ma dovete fidarvi di me.
Vi basti sapere che mia madre replicò alla faccenda dell’ETA facendo sì che qualche giorno dopo suonasse alla porta di casa un finto ufficiale del SISDE in uniforme, da lei assoldato, che tempestò Alberto di domande sul rapimento.
Tra i tanti interventi del forum, mi colpì in particolare quello di una ragazza, che si firmava “Felicemente Giulia” e diceva cose molto belle, tipo: “Io non oso dire nulla di Ilaria. Se non sottolineare la tenerezza che mi ha suscitato, e la simpatia. E’ lampante che questa donna ami il suo uomo, e che lo ami più di quanto voglia bene a sé stessa. E se in questo riesce a trovare una sua felicità, nessuno ha niente da ridire. Ma forse, considerato che è approdata a una rubrica di Posta del Cuore, c’è caso che la pace con sé stessa la stia ancora cercando. Non è qui in discussione tanto l’apertura mentale, a mio avviso. E’ in discussione il rispetto delle persone e dei loro sentimenti…”.
Sottoscrivo. Ma alla rubrica sentimentale c’ero approdato io e non mia madre, che quanto ad apertura mentale non è mai stata seconda a nessuno.
Approfitto comunque delle pagine di questo libro per chiederti scusa, mamma, se ti ho mancato di rispetto, visto che Alberto era già morto quando scrissi quella lettera, e i vostri quarant’anni assieme – solo ed esclusivamente per quello stupido, futile motivo – non sarebbero mai diventati sessanta.
Ma sono sicuro che mi saprai perdonare».
P.S. Un piccolo ricordo personale. Mia zia, oltre a essere la donna più bella del mondo, è anche la più simpatica. Quando nel 1967 andai a Bologna per farmi operare all’anca per una cosa che si chiamava “epifisiolisi” (la rottura della cartilagine tra il collo e la testa del femore) ero comprensibilmente abbastanza terrorizzato. Anzi, non ero andato per farmi operare; ero andato per farmi visitare ma il professor Gui, una volta visitatomi, disse: oggi è mercoledì, domani entri in ospedale e venerdì ti opero (parole che sono rimaste impresse indelebilmente nella mia memoria). E così, la notte prima di farmi operare, essendo io piccino (non avevo ancora 14 anni) e avendo diritto a qualcuno che mi tenesse compagnia, chiesi non a mia madre ma a mia zia di restare con me. Non se se mia madre ci restò male; penso e spero di no. Da un punto di vista egoistico comunque feci bene perché la zia fu grandissima e mi fece ridere fino a non poterne più e ad addormentarmi stremato.