Il vecchio albicocco che l’anno scorso sembrava sul punto di tirare le cuoia – malato di gommosi aveva fatto pochissimi frutti – quest’anno sembra un giovincello vigoroso. Ricca fioritura, prima, e copiosa messe di piccole albicocche, adesso. Se guardate la foto qui sotto con attenzione, perché i frutti sono ancora verdi come le foglie e si mimetizzano un po’, vi renderete conto della superproduzione di quest’anno.
Decisamente è una sorpresa, positiva, tanto che probabilmente bisognerebbe perdere un po’ di tempo a diradare i frutti, per evitare che si diano fastidio l’uno con l’altro, si ammalino e crescano troppo poco.
Questa giornata che ormai prelude alla primavera – le rondini sono ormai tante e volano freneticamente intorno – si è chiusa con la danza delle prime lucciole tra le gocce di una pioggerella rada. Ormai è un rito che si ripete ogni anno a cavallo tra aprile e maggio. Lo stupore non è più ovviamente quello della prima volta: io, cittadino da sempre, non avevo mai visto quella specie di luminaria da albero di natale che danzava da ogni parte. Ma ancora adesso è un avvento che emoziona. È l’annuncio della primavera, del vero capodanno. Un nuovo ciclo che inizia.
Assieme alla riscossa del vecchio giovanotto di cui ho appena parlato, un bel segnale per Fausto e il suo “padrone”…
un giorno ha saputo che la lucciola in spagnolo si chiama “vagalume”…non è una bellissima parola?
sì, non mi sorprende data la creatività linguistica dei cugini iberici, ma è molto bella…