Parte prima
Qualche anno fa, quando facevo passeggiate più serie (alla fine i cani boccheggiavano e anch’io rischiavo di inciampare nella lingua), sono andato più volte sulla collina di fronte e, scollinando, prendevo la strada che porta a Ponte Sfondato (poi ho scoperto che questa strada si chiama Via delle Grotte di Torri). Meta delle passeggiate, un casale ottocentesco costruito su un muro, più che romano quasi “miniciclopico”, se posso usare il termine.
All’epoca il casale sembrava disabitato, così una volta mi sono avventurato al di là di una porta, più che aperta inesistente, e ho scoperto che, in corrispondenza del muro esterno e per tutta la lunghezza del casale, correva una specie di criptoportico con muri evidentemente romani.
Il casale sorge in aperta campagna, su una collinetta un po’ innaturale: la cima è decisamente piatta e sembra anche abbastanza quadrata.
Parte seconda
Con il Progetto Gutenberg, Google ha scannerizzato tanti libri vecchi e antichi mettendoli sulla rete. Una meravigliosa biblioteca digitale a disposizione di curiosi e studiosi. Io appartengo alla prima categoria e ogni tanto giro alla ricerca di testi antichi (o vecchi) di storia e di geografa storica che riguardino Roma, il Lazio e, possibilmente, la Sabina. Così qualche tempo fa ho scaricato un volume di Pier Luigi Galletti, monaco cassinese, storico, archivista e altro ancora, vissuto in pieno Settecento. Il titolo del libro è “Gabio, antica città di Sabina, scoperta ove è ora Torri; o sieno le Grotte di Torri”. Nell’attacco del libro (a pagina 2) Galletti parla di una tenuta che si trova in un luogo che “si chiama comunemente Torri, ovvero le Grotte di Torri” e si trova a quattro miglia dai “castelli della Fara, e di Corese”. Scrive Galletti: “Quasi nel centro della tenuta sorge una piccola collina (…). Su di quella collina si scorge una bella pianura, intorno alla quale si ha un vestigio di Romana antichità, che è de più magnifici, e sontuosi, che io abbia veduto, e sappia essere in tutta Sabina. Consiste in uno spazio quadrato perfetto, di cui ciascun lato è di passi ordinari centoventi, rinchiuso da muri di travertino di varie grandezze”. E ancora: “Sotto di questo piano tutto è voto, e vi si osservano grotte con volte bellisssime, sebbene tutte non si possano vedere, o perché sono riempiute di terra, o perché alcune sono state fatte rimurare dal signor marchese Simonetti”.
Che sia lì, sotto il casale e il terreno che lo circonda, la città sabina scomparsa di Gabi (da non confondere con la Gabi sulla via Prenestina)? Non ho le competenze né i mezzi per dirlo, ma l’ipotesi è affascinante.
E poi, se mai decidessi di scrivere un giorno o l’altro quel mistery storico-fantastico su cui sogno da tempo, lo spunto di partenza è già lì, bello e fatto. La città scomparsa. Il monaco archeologo. La polvere del tempo che seppellisce tutto. E poi qualche cosa che succede oggi che rimette in moto tutto. E vai con le cazzatone che mi piace(va) tanto leggere…


