Senza patrimoniale, quale equità?

Scritto per RadioArtìcolo 1

Apprezzamento per “il forte senso delle istituzioni” e “la valorizzazione dello Stato e delle sue articolazioni a tutti i livelli”. La Cgil, dopo aver riunito la segreteria, esprime una prima valutazione positiva su alcuni passaggi del discorso del presidente Monti al Senato. “Gli obiettivi delineati –sottolineano a Corso d’Italia – danno il senso di una inversione di tendenza rispetto all’impostazione del governo precedente sul fronte del contrasto all’economia illegale e al ripristino di politiche volte alla trasparenza e alla lotta all’evasione come elemento fondamentale del progresso civile e sociale del paese”. E ancora: “L’interessante approccio tenuto dal professor Monti sull’istruzione registra una vera svolta culturale che riconosce importanza strategica al sistema della conoscenza e dopo anni di vilipendio ne propone la valorizzazione e la funzione essenziale per la crescita e l’innovazione”.

Sui temi del mercato del lavoro, della previdenza e dello Stato sociale c’è una sorta di sospensione del giudizio, pur sottolineando “l’impegno al confronto con le parti sociali sui temi del mercato del lavoro”, un impegno che “deve tradursi in una vera disponibilità alla discontinuità dalle politiche del governo precedente, affermando la riduzione della precarietà ed il riconoscimento dei diritti”. Non è piaciuta l’affermazione sulle “troppe tutele per una parte del mercato del lavoro” – quel “troppe” può far facilmente pensare all’intenzione di ridurle – mentre “è importante l’affermazione sulla necessità di ammortizzatori equi con lo sguardo rivolto ai giovani”.

Ma è sui temi del fisco che si appuntano le critiche della Cgil, per la mancanza di un indicazione chiara su una tassa sui patrimoni e le grandi ricchezze (la patrimoniale, insomma) e per la reintroduzione tout court dell’Ici sulla prima casa che, se applicata per tutti,  aggraverebbe l’alta pressione fiscale su lavoro e pensioni. “È necessario introdurre un più solido ed esplicito criterio di equità su cui fondare un nuovo patto di cittadinanza – dice la nota della segreteria della Cgil –. La necessità di abbassare le tasse sul lavoro e sulle imprese, condizione indispensabile per la crescita, può trovare in un confronto, che chiediamo, sulla delega su fisco e assistenza prime risposte”.

E già, perché se sul mercato del lavoro Monti ha parlato esplicitamente di un confronto con le parti sociali, su altri temi “caldi” invece questa promessa di confronto non c’è stata. E invece servirebbe, servirà, perché, almeno nel caso della Cgil, ci sono proposte concrete, efficaci e concretamente realizzabili (per sostenere le quali è prevista il 3 dicembre un’assemblea straordinaria di 15.000 delegati), che possono dare un segno diverso alla manovra.

Sapremo comunque presto in che cosa consisteranno concretamente i sacrifici che il governo ha in mente e le varie misure che l’esecutivo intende adottare – il presidente del Consiglio, illustrando per sommi capi il suo programma, ha specificato che i singoli ministri le illustreranno alle commissioni parlamentari di riferimento – e del resto la colpevole inazione del precedente esecutivo e le cifre previste da questo nelle precedenti manovre (basti pensare ai 20 miliardi della delega su assistenza e fisco) rappresentano un peso quasi insopportabile. Così come è evidente il condizionamento che da destra Berlusconi e i suoi metteranno in campo per dare i propri voti.

Ma se davvero la stella polare per Monti è l’equità, è altrettanto evidente che non potrà non tener conto della realtà, di chi cioè ha fino adesso sopportato sulle sue spalle il peso maggiore della crisi. Monti ha ribadito che il suo non è il governo dei “poteri forti”. Ha l’occasione di dimostrarlo nei fatti.

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