Che ti è successo, piccolo Enrico?

Ripertico oggi dai meandri del computer una foto che non ricordavo di noi tre piccoli Galantini con nonno Enrico (sempre elegante) e nonna Maria. L’anno doveva essere il 1957, io dovevo avere più o meno quattro anni. E ho un’espressione po’ strafottente che mi fa pensare. Anche in altre foto di me piccolo indosso questa espressione. Forse è una reazione inconscia alle lunghe pose cui ci costringeva papà, fotografo meticoloso, che provava e riprovava con l’esposimetro per decidere tempo e diaframma. Forse alla base c’è lo stesso atteggiamento che mi porta oggi ad assumere a volte pose buffe nelle foto di gruppo (e non). Forse ero davvero un bambino un po’ strafottente che cercava così di ritagliarsi un posto tra il cocco di mamma e la cocca di papà. Non so.

Tra i miei ricordi (che non amo) c’è quello di mia madre che mi picchiava per qualche ragione e io che strafottente (appunto) le rispondevo picchiami, picchiami, che tanto ti fai male tu (mamma aveva le mani delicate…). E quindi tutto tornerebbe.

Ma allora quando c’è stata l’inversione a U? Quando, da piccolo strafottente, sono diventato piccolo timoroso di tutto? Quand’è che ho cominciato a mandar giù di tutto, magari sorridendo, pur di sentirmi accettato, pur di piacere? E perché? Qual è stato l’elemento scatenante, se c’è stato?

Domande cui non so rispondere.

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