Sono le sei e mezza (scarse) di mattina. Sono sveglio da un po’. Ho finito di leggere il quotidiano sull’iPad e sto per attaccare finalmente Libro del sangue di Matteo Trevisani, uno scrittore che m’intriga molto. Da fuori nessun barlume di luce: è davvero un’altra stagione. Mi alzo e apro la persiana: le luci della chiusa e quella di alcune case su a Pomonte (c’è anche quella di Rocco e Marianne); sullo sfondo s’intravede il profilo dell’Acuziano. Ma è ancora notte.
Un gallo canta in lontananza, gli risponde Lillo, il cane di Fernando, che da quando il suo padrone non c’è più e io non vado lì ogni mattina a prendere il caffè non mi riconosce quando passeggio lì davanti e mi abbaia facendo il suo dovere di cane da guardia. La bocca è meno arsa del solito: oggi la glicemia deve essere più bassa, anche se ieri sera ho bevuto un po’ di vino in più del quasi niente di questi ultimi giorni e persino un bicchierino di grappa. Chissà se la macchinetta dirà che è davvero così, quando mi puncicherò l’indice e testerò il mio sangue non blu.
Inizia un altro giorno. E dopo cinquanta minuti circa (dopo che la macchinetta ha detto che sì, oggi le cose vanno meglio sul fronte glicemia) la stanza viene invasa dal rosa. Chiudo per un attimo il libro, che mi ha preso subito come era successo con gli altri due, mi alzo e fotografo la stessa valle che sembra un’altra. Buongiorno. A me e a chi mi vuole bene.

” Buongiorno. A me e a chi mi vuole bene.”
E noi che non ti vogliamo particolarmente bene, ma che manifestiamo una simpatia concretizzata nel leggere assiduamente i tuoi post, non meritiamo una straccio di “buongiorno”?
Tentativo di celia il mio, niente di più. Buona serata.
Ma voi che mi leggete mi volete bene, anche se magari non lo sapete…