Meglio la madre

Ho letto qualche tempo sulla bacheca di un amico di Facebook, e collega per tanti anni a Rassegna, un interessante dibattito sulla bellezza femminile. Al centro del contendere, le protagoniste di una serie televisiva francese, Le Bureau (in originale Le Bureau des Légendes) trasmessa da Sky.  Da un lato Sara Giraudeau, alta e sottile, e con gli occhi di un incredibile celeste, e dall’altro Zineb Triki, attrice francese di origini marocchine, bruna e sensuale, con le labbra piene e i grandi occhi scuri.

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Sara Giraudeau

 

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Zineb Triki

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Bernard Giraudeau

I fan dell’una non disprezzano l’altra (il dibattito è ad alto livello…) ma sono decisi nel sostenere le proprie ragioni. Io, personalmente, propendo decisamente per l’attrice di origini marocchine ma sono sicuro che da giovane avrei optato per l’altra. C’era però qualcosa nel volto della biondina che mi ricordava qualcuno. E in effetti, visto anche il cognome, non è stato complicato attraverso la rete risalire al padre di Sara, Bernard Giraudeau, attore anche lui, famoso nel nostro paese negli anni 80, quando interpretò tra l’altro il ruolo del professore di tedesco (e amante della madre) di Sophie Marceau nel blockbuster La Boum, da noi conosciuto con il titolo de Il tempo delle mele.

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Anny Duperey

Proseguendo la ricerca ho visto che anche la madre di Sara Giraudeau era un’attrice, Anny Duperey. E guardando le sue foto e la sua filmografia mi sono ricordato di un film che interpretò più di quarant’anni fa, era il 1976, il cui remake di Gene Wilder negli Usa, The woman in red, divenne leggenda per due motivi: la colonna sonora di Stevie Wonder (ricordate I just called to say I love you?) e la famosa scena in cui Kelly Le Brock rifà Marylin Monroe, con il vestito che si solleva sulla grata della metropolitana, ma invece di un vestito bianco indossa appunto il “red” del titolo. Ebbene, quella scena è ripresa pari pari dal film francese, che s’intitolava Un éléphant ça trompe énormément (in italiano Certi piccolissimi peccati), che aveva come protagonista un incommensurabile Jean Rochefort e la Duperey. Ho amato molto quel film, anche per quella scena. E se il dibattito da cui ha preso il via questo post fosse a tre, comprendendo anche l’Anny di quegli anni, novello Paride avrei molti dubbi sulla bellezza alla quale dare la mela della discordia…

 

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