Mentre rientri a casa non ti stupisci se all’altezza di Amazon, a Passo Corese, una bomba d’acqua (qualche anno fa avremmo detto semplicemente un acquazzone) rende inutili i tergicristalli e ti costringe ad andare per un paio di minuti a venti all’ora.
Poi quando in fondo alla valle imbocchi la stradina che porta a casa ti rendi conto che qui, a dieci chilometri, non ha piovuto affatto. Quando poi verso le sette esci dallo studio per dar da mangiare agli affamati (e ti seguono cane e gatto “uniti nella lotta”) quello che ti colpisce è il calore della luce con cui il sole calante colora la valle di fronte a te sotto il cielo grigio e gonfio di nuvole. Sfoderi l’i-Phaster per immortalarlo (e che t’importa se l’hai fatto già molte volte..), esci dallo spazio protetto dal terrazzo che aggetta e una pioggia sottile e persistente (very british,,,) che scivola sulla pelata ti costringe a scattare in fretta, per non inzupparti.
Poco più di un minuto dopo, tre metri più in alto sulla terrazza, forse anche a causa della diversa angolazione dell’i-Phaster e di un’altra esposizione, la luce è diversa ma comunque bella e il cielo più grigio.
Passa un altro quarto d’ora e la pioggia è finita. Anche il pasto della belve è terminato e Chicca scorrazza nella vigna cercando un posticino giusto per stare un po’ da sola. In cielo, a destra dell’Acuziano, tra Baccelli e il cipresso, un’ombra d’arcobaleno conferma che per oggi lo spettacolo è finito.