Lo scatto di Chicca

Passeggiata mattutina con la “nana”. Che ha trotterellato per tutto il tragitto, snasando qui e là nell’erba e, arrivati al ponte sul Farfa (percorsi già un chilometro e mezzo o poco meno), alla mia proposta di tornare indietro Chicca ha fatto capire che non era d’accordo. E allora abbiamo fatto ancora tre-quattrocento metri fino alla discesa a fiume. Poi, piano piano, invertita la direzione siamo tornati verso casa.

Giunti davanti a casa di Fernando, a cento metri o poco più dall’appettata di casa, ho sfoderato l’i-Phast e mi sono fermato a fotografare Chicca e (soprattutto) la sua ombra.

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Scattato, devo dire che mi sentivo un po’ strano, come fossi in un sogno o in un’altra dimensione. Ho guardato in alto due tortore che volavano e poi, sentendo un miagolio forte e un po’ disperato, ho abbassato gli occhi sulla strada e ri-scattato un po’ alla cieca, quasi in un riflesso condizionato. Tutto come prima, almeno apparentemente.

Già, perché poi, scaricando le foto sul computer, subito dopo la foto che avete appena visto qui sopra c’era questa, lo scatto fatto alla cieca dopo quello strano miagolio.

 

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