Stavo ascoltando We shall overcome nella splendida interpretazione di Hank Jones e Charlie Haden. Avevo appena finito di fare colazione e mi crogiolavo nel letto leggiucchiando qualcosa da Repubblica. Dopo la strofa esposta in modo piano e semplice un paio di volte, come potreste leggerla su qualsiasi spartito di canzoni folk americane per piano, i due musicisti iniziano a improvvisare sul tema. Con Haden (tum tum tum) a dare il ritmo e Jones ad andare su e giù per la tastiera, con incredibile misura ma con uno swing irresistibile.
Allora parte anche la mia mano sinistra. Il dito medio che poggia sul pollice e schiocca a ritmo come un colpo di bacchetta su un rullante immaginario. E subito dopo lo schiocco, la triade medio-anulare mignolo che scorre sul palmo a simulare la spazzola sui piatti o addirittura il charleston.
E mi scopro a pensare a papà, che schioccava con una potenza impressionante e che a volte partiva anche lui all’improvviso, magari ricordando gli anni della sua giovinezza e le musiche che ascoltava con mamma e con gli amici alla radio o sul grammofono.
