Era l’aprile del 1990, più esattamente il 14, sabato santo. Ci trovavamo a Montali, nel casale di campagna di Puccio e Isa (che poeticamente chiamavo, e non ero il solo, Montale e che in realtà si chiama Guadelle). Un vicino aveva fatto un grosso invaso per l’agricoltura e ci aveva messo dentro qualche pesce (o almeno così si diceva). Fu allora e lì, per divertire Fritz e Livia, che nacque la quartina con la mitica tinca. E faceva così:
La mitica tinca d’istinto
tampina la trota amaranto.
“Ma è stinta!” sostiene una tipa
che siede distinta al mio fianco.
Me l’ha ricordato ieri Isa portandomi in regalo un quadretto ricamato che riporta il testo di un foglietto su cui scrissi di getto questi immortali versi, con data sigla e tutto. E se qualcuno ci trova qualcosa di “scialojesco”, la cosa mi fa solo piacere.

un bellissimo nonsense!!
È venuto così, di getto
quasi fosse un mini-sonetto
Fritz e Livia ricordano sempre e con affetto “La mitica tinca” e l’associano ad un “nonsense” di Toti Scialoja che veniva regolarmente recitato in macchina quando si passava ad Orte e Orvieto :
Il sogno segreto
dei corvi di Orvieto
è mettere a morte
i corvi di Orte.
Questo era un buffo rituale familiare assieme anche al nominare le due torri “Beccati questo” e “Beccati quello” ogni volta che si passava a Chiusi.
Tutto ciò a conferma del nostro carattere di famiglia “Forbicioni”
L’accostamento al maestro Scialoja mi riempie d’orgoglio. E poi io ho sempre fatto il tifo per i corvi di Orte…