Quella di sinistra l’avete vista (o comunque la potete vedere) nel post precedente: è la cupola della chiesa di Saint-Pierre a Autoire. Quella di destra è invece un’altra cupola romanica, quella della chiesa di Saint-Martin, a Saint-Martin-de-Londres, piccolo villaggio dell’Herault, in Linguadoca. Oddio, cupola è una parola un po’ imprecisa per il romanico, dove di solito, al centro del transetto, se ricordo bene i miei studi di storia dell’arte, si innalza un tiburio, una specie di torre (molto più semplice da costruire di una cupola) che magari all’interno ha una forma “cupoloide”, come in questi casi.
Tornando a Saint-Martin-de-Londres, c’eravamo capitati per caso qualche anno fa. E la piazza della chiesa ci aveva stregato. Quest’anno non sapevo se passarci. Nel trasferimento da Fontvieille ad Albi avevo già previsto la tappa a St.-Guilhem-le-Desert, nelle gole dell’Herault, gran bel posto anche quello, con l’abbazia di Gellone e un paese molto ben restaurato. Non volevo esagerare e mettere troppa carne al fuoco. Ma quando il navigatore ha scelto una strada che ci aveva portato a pochi chilometri da Saint-Martin-de-Londres, non ho resistito e ho fatto un’ulteriore deviazione.
Il paese è carino ma niente di ché. Così, nel Sud della Francia, ce ne sono decine, e anche molto meglio di così. Ma quando, salendo a piedi verso il centro, a un certo punto si prende una stradina a destra e, dopo pochi metri, si arriva nella piazza della chiesa, beh, è come entrare nella macchina del tempo. Nessuna foto fatta da un turista normale, magari un po’ naif con l’obiettivo come sono io, può rendere l’idea. Se ti metti al centro della piazza e giri su te stesso, dal pavimento in terra battuta alle mura di pietra, dall’abside della chiesa alle scale che portano a un semplicissimo loggiato, al sottopasso che porta dall’altra parte del villaggio e di nuovo nel tempo presente, tutto è così perfetto e, direi, naturale, che davvero sembra di vivere qualche secolo fa, dopo essere magari arrivati con un lungo viaggio in diligenza.
Per avere un’idea del totale, ho trovato questa foto su google immagini
Tornando al titolo, ma che c’entra Londra con questa zona della Linguadoca-Roussillon? Che c’azzecca la splendida Albione (lo so che l’aggettivo non era questo, ma oggi sono buono…) con questa terra di contadini, un po’ fuori dalle rotte del commercio e del turismo tradizionale? Come spesso accade, è l’evoluzione della lingua che porta questi equivoci. Le ipotesi sono due. Londres deriverebbe o dal patois “terrain dundras” (che a sua volta verrebbe dal gallo-romano “dundrae”) oppure dal celtico “lund”, entrambe parole che significano palude, acquitrino. E la leggenda pare dica che qui un tempo era proprio palude, e che sono stati i monaci a bonificare l’area (specialità nella quale del resto i religiosi nel medioevo eccellevano). Insomma, niente legami con Albione ma una semplice terra assai umida, anzi, bagnata. Fatto sta che i tre paesi della valle (Saint Martin, Notre Dame e Mas) si fregiano dell’appellativo de Londres. E che la piazza di Saint Martin è un miracolo. Se capitate da quelle parti fate una deviazione.
Ne vale la pena. Di tutto il viaggio, credo sia il posto che più ha impressionato anche mio fratello Angelo. O è una fissa dei Galantini, oppure vale davvero la pena.