Pochi minuti fa ho finito di legare la vigna. Trecento piante su dodici filari. Tante varietà di uva (nell’ordine: aleatico, moscato di Terracina, trebbiano, malvasie – ce ne sono almeno due tipi – montepulciano, cesanese, e una decina di ceppi di merlot sparsi a riempimento quando moriva qualche pianta). Un bel lavoro che mi ha preso, tra potatura e spicciatura, e poi legatura, un paio di mesi. Ma comunque non avevo mai finito così presto.

Appena in tempo, però, perché ormai le gemme cominciano ad affacciarsi e oggi, quando rifinivo la legatura potando il pezzo di tralcio in più, la vite piangeva: dal taglio colava una goccia di linfa.
Adesso qualche giorno di tregua, poi, quando i tralci saranno sui venti centimetri di lunghezza, si comincia con i trattamenti. Quest’anno niente prodotti chimici. Solo bordolese e zolfo. Toccherà darli ogni settimana invece che ogni due, ma vediamo se così il vino, oltre a essere più biologico, è anche più buono.
Rientrato nello studio mi sono premiato con una mini lattina di coca-cola. E ho messo su Itunes l’Hallelujah di Haendel. Mo’ però mi tocca ricominciare a lavorare. Che palle.
