Sto lavorando al recupero della piena funzionalità della gamba destra con mia cugina Lilia. Che fa la fisioterapista, ma a un livello un po’ più su della normale attività fisioterapica, lavorando sulla postura, utilizzando metodi e tecniche che aiutano molto a reimpostare il cervello più che migliorare semplicemente la muscolatura.
Ieri, ho fatto la mia settimanale seduta di gruppo di Feldenkrais (questo è il metodo che seguo con Lilia) quasi tutta dedicata a un lavoro su spalle, cervicale, bacino et alia (F. è sempre complesso, mai troppo faticoso, ma richiede applicazione e mette in moto muscoli che neanche sapevo di avere…). Allora, stavamo distesi per terra, con le ginocchia rialzate, con le mani oltre la testa e le dita delle mani intrecciate, cercando di far loro toccare terra (quelli “bravi” appoggiavamo anche i gomiti a terra: un invidia…). A un certo punto Lilia ci ha chiesto di cambiare il modo in cui intrecciavamo le dita (sembra banale, ma le dita le intrecciamo sempre allo stesso modo: chi mettendo come primo dito il pollice destro, chi quello sinistro). Invertito l’ordine dei fattori, le mie mani toccavano facilmente terra, mentre prima ne restavano lontane una decina di centimetri. Come se quel cambiamento minuscolo avesse liberato energie sconosciute o sbloccato articolazioni incrostate.
Perché ho scritto questo post? Non lo so, esattamente. Ma mi sento come Snoopy in quella meravigliosa vignetta in cui, sdraiato sul tetto della cuccia di notte, riflette a qualcosa che gli è successo (o forse guarda solo il cielo stellato) e dice: “Ci deve essere un senso in tutto questo, ma non so qual è”.
Così io: ci deve essere una morale in questa storia, ma non so qual è. Ma adesso, come Snoopy, vado nella mia cuccia. Sono due notti che dormo poco e credo di essermi meritato un riposino.