Su 24 ore, in un centro di riabilitazione, un paio sono quelle in cui si lavora davvero, ufficialmente, in palestra, sul lettino, con gli attrezzi e la fisioterapista. E tra qualche giorno – spero – in piscina, dove senza il peso del corpo l’attività – mi dicono – è assai fruttuosa.
Un altro po’ di tempo lo passo lavorando sul mio letto: esercizi elementari, più che altro isometrici, nel tentativo di – scusate l’espressione – “farmi il culo”. E già, perché uno dei miei problemi – accentuato dall’intervento – è l’ipotrofia del gluteo destro, che va perciò potenziato, costruito, quasi “fatto”: di qui, il francesismo precedente.
Le restanti 21 ore e mezzo (circa) si tratta di far passare il tempo. E, sparatomi in un giorno o poco più l’ultimo giallo della Oggero (carino), adesso sono impegnato su tutt’altro fronte: il buon (si fa per dire) Harry Hole di Jo Nesbo, in un’avventura niente male. Il libro me lo ha portato Isabella cui è arrivato attraverso le strade del bookcrossing. Strade cui lo abbandonerò una volta finitolo.
Poi c’è il Kindle, carico di robba, cui ho già abbondantemente attinto e che di sicuro non mi lascerà in braghe di tela. E il computer, con film e serie televisive. Ma non è facile far passare il tempo. È soprattutto una questione di testa. Adesso poi ci si è messo anche un inizio di raffreddore piuttosto palloso. Ma tant’è, quando sei paziente devi essere paziente, mi ripeto. E ci provo.
PS Di “appoggio” (vedi due post fa) ancora non si parla. Oggi mi si avvicina il fisiatra e mi dice che ha chiesto una consulenza ortopedica perché l’operazione che ho subito è complessa e vuole un altro parere prima di farmi iniziare a camminare. Tralascio i suoi commenti su quanto poco capiscano gli ortopedici in genere di riabilitazione e comunque – mi dice –, il responsabile è lui (se io camminando mi rompessi la gamba, il mio avvocato se la prenderebbe con lui) e lui deciderà quando farmi alzare. E così devo restare sulla sedia a rotelle, quando all’ospedale ho camminato per quattro giorni senza problemi. Ma si sa, gli ortopedici si vogliono far belli con i pazienti…
Io sono paziente, e quindi paziente, come ho già detto. E abbozzo. Mi riesce sempre più difficile sorridere davanti a queste gare a chi ce l’ha più lungo, ma abbozzo. Il mio scopo è ricominciare a camminare bene. È per questo che sono qui su indicazione, guarda un po’, del mio ortopedico. Certo, se la tirano ancora tanto per lungo, potrebbe anche andare a finire che il fisiatra lo dica alla stanza vuota che può finalmente cominciare, con molta prudenza, a camminare.
PPS In realtà con la fisioterapista sto lavorando bene e i muscoli danno qualche segno di vita in più ogni volta. Certo non poter camminare (ufficialmente) manco con il girello è una palla…
Elogio della pazienza nel “farmi il culo”.
Consiglio di lasciare Jo Nesbo sul tavolino della paziente “impaziente” che di notte chiama alternativamente l’infermiere e il marito. Forse la lettura riesce a placarla.