Futuro imperativo

Tornando a casa, sulla Salaria, poco dopo gli studi di Sky mi ha incuriosito questo cartello sul cavalcavia. C’era la coda quindi ho potuto estrarre l’phone e immortalarlo.

Poi ho cominciato a rimuginarci sopra. Dichiarazione d’amore, certo. Senza il nome della donna cui è destinato né la firma di chi lo ha pensato e fatto, ma chi deve capire immagino capirà, magari ogni sera tornando a casa nel traffico.

Ma che tipo di amore e di storia c’è dietro? La mia prima impressione è stata quella, nonostante le parole “sempre”, “speciale” e “unica” – e forse proprio per quel “sarai”, futuro quasi imperativo, certo più pesante di un “sei”, presente e felice – la mia prima impressione, ripeto, è stata quella di una minaccia più che di una promessa d’amore eterno. Forse corro con la fantasia, ma quel cartello mi è sembrato più una lapide che una dichiarazione. E il suo autore uno che non conoscerei volentieri.

Quando a sera ho rivisto la foto sull’ipad, ho provato a spogliarmi della prima impressione e a leggerla come credo molti faranno, tra quelli i cui occhi saliranno fino al cavalcavia nella noia della coda serale. Un uomo, un ragazzo innamorato che vuole fare una sorpresa alla donna che ama e che gli ha detto di sì, che vuole che lei ogni sera, rientrando a casa dal lavoro, trovi il segno del suo amore, un segno che solo lei può interpretare.

Ci ho provato, ma la prima impressione è riemersa con forza. Se fossi quella donna e ogni sera tornando a casa vedessi quel cartello, non sarei tranquilla e rilassata.

2 pensieri su “Futuro imperativo

  1. andando a ikea martedì mattina ho visto anche io il cartello di cui scrivi. è impossibile non notarlo!
    le donne, si sa, sono delle inguaribili romantiche, e io ho subito pensato alla dichiarazione d’amore. poi, per probabile deviazione professionale, la mia attenzione si è spostata sulla logistica. non so se tu hai notato che il cartello era scritto bene e molto ben posizionato, insomma un bel lavoretto. e il mio pensiero è stato “e se si lasciano? se tutto finisce? chi si prenderà la briga di andarlo a smontare? lui o lei?”

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