Stamattina su Twitter Tullio Avoledo ha abbozzato una riscrittura della Costituzione italiana. Sei tweet uno dopo l’altro, poi il gioco deve averlo annoiato. Ed è passato a due poesie di Bertolt Brecht, ignorando, come solo uno scrittore può fare, la logica interna e la “grammatica” del mezzo.
Per chi non fosse già un follower dell’autore de “L’elenco telefonico di Atlantide e di tanti altri romanzi, “posto” la serie di tweet (l’articolo 3 è fantastico e vero in modo agghiacciante)
“A tempo perso sto riscrivendo la Costituzione italiana. Art. 1: L’Italia è uno stato di fatto”.
“Art. 2 La Repubblica si scusa per i possibili disservizi”.
“Art. 3 Tutti i cittadini nascono uguali, ma il Paese si impegna a fare il possibile per rimuovere questo handicap”.
“Art. 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, ricordando peraltro che non è un obbligo per nessuno”.
“Art. 5 La Repubblica ricorda che il pagamento del canone RAI è un dovere per ogni cittadino”.
“Art. 6… Art. 6… Boh, non me lo ricordo”.