Ma che bello il The very best of Peter, Paul and Mary. L’avevo comprato qualche settimana fa, in uno dei miei accessi notturni su Amazon nei quali divento pericolosissimo per il mio portafogli, ma finora l’avevo ascoltato un po’ distrattamente, a pezzi e bocconi.
E invece oggi è tutto il giorno – stare a letto un po’ pesti ha anche i suoi lati positivi – che frequento le 25 canzoni raccolte nel compact disk, dall’esordio un po’ spiritual di Early in the morning del 1960 alla Don’t laugh at me che nel 2003 riperpetua le movenze di uno stile intatto più di quarant’anni dopo.
E in mezzo una serie incredibile di canzoni che parlano dell’America migliore, quella dell’impegno civile, delle marce per la pace e per l’uguaglianza, di quegli anni in cui tutto sembrava possibile, perfino l’assalto al cielo, ben prima che in Europa nascesse con il 68 la “rivoluzione” poi naufragata nel decennio seguente e irrisa in quello ancora dopo. Nella raccolta ci sono canzoni di Bob Dylan, di Gordon Lightfoot, di Pete Seeger, di Woody Guthrie, di John Denver (a proposito, ho scoperto che il vero nome di quest’ultimo era H. J. Deutschendorf Jr., sapevatelo?) degli stessi PP&M; molti pezzi stranoti, altri vere e proprie scoperte, almeno per me (come il fantastico 500 miles); altri come echi persi nella memoria (la commovente Stewball che conoscevo nella versione degli Hollies), altre, come I dig rock and roll music (e in genere tutto l’Album 1700 del 1967) dove si sente fortissima l’influenza dei Mamas and Papas. E il tutto vestito, soprattutto nei primi anni, con una o due chitarre, un basso sulle linee melodiche a riempire i vuoti e fare la ritmica, e le tre voci a intessere ricami armonici di livello assoluto.
Insomma il mio pomeriggio allettato è andato musicalmente nel migliore dei modi. Adesso mi sa che passerò al best di Arlo Guthrie, con tanto di Alice’s restaurant massacree e Welcome to Los Angeles. Evvai con i tuffi nella nostalgia…

Ma cugino, sei pesto davvero? è stato un incidente “tamugno”? mi devo preoccupare? il tuo blog è davvero molto raffinato, non me ne perdo un colpo. baci e auguri
Insomma, stavo rientrando verso le sette di sera e, mentre sorpassavo, per fortuna a velocità ragionevole – ma in accelerazione proprio perché nell’altro senso di marcia non veniva nessuno – una fila di macchine ferme, da uno spazio tra queste è sbucato uno che girava in direzione ostinata e contraria. E la sua ostinazione ha avuto la meglio sulla mia accelerazione. Sul momento stavo bene (ed ero anche euforico per essere ancora vivo). Stanotte ho dormito poco. Adesso son ancora pesto. Purtroppo sono caduto sul fianco destro, quello della protesi. E ogni volta che sbatto da quelle parti ci metto un po’ di giorni per tornare alla normalità. Quindi, direi, nessuna preoccupazione. Grazie per i complimenti. È un modo carino per passare il tempo. Basta scordarsi un po’ il pudore…
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