Duecento anni fa, il 14 luglio del 1823, nasceva a Bologna Luigi Chierici, patriota, medico, scrittore, conferenziere. Tra i fondatori del Circolo popolare di Bologna, partecipò attivamente all’esperienza della Repubblica Romana, dalla battaglia della Montagnola nell’agosto del 1848 ai giorni esaltanti nella Roma del dopo 30 aprile dell’anno successivo, fino all’assedio e alla resa il 20 giugno 1849 di Ancona, dove era stato mandato dal ministro della Guerra come “commissario politico”.
Da Ancona iniziò il suo esilio che terminò solo con l’Unità d’Italia. Undici anni, tra Corfù prima e Costantinopoli-Istanbul poi, che furono molto importanti per la sua esperienza di medico; ottenne anche riconoscimenti dalla Sublime Porta per l’opera svolta nella lotta contro la peste e il colera, specie in occasione della grande epidemia del 1855.
Facendo tesoro di quelle esperienze Chierici si convinse della grande utilità dell’igiene pubblica per la profilassi delle malattie epidemiche e da esse trasse spunto per elaborare i fondamenti dell’“igiene sociale”, la teoria alla quale dedicò poi tutta la sua vita in patria, convinto com’era della necessità che il concetto di igiene, superando i limiti in cui era ristretto, venisse esteso a tutte le manifestazioni della vita dell’uomo, da quelle fisiche a quelle intellettuali, a quelle morali, che avessero in qualche modo un diretto riflesso sulla società.
Non ebbe vita facile nel mondo accademico post unitario. Ne venne tenuto fuori, infatti, con suo gran dolore. Ebbe notevoli intuizioni, come quella di fondare a Torino nel 1863 la prima Società di temperanza per la lotta contro l’alcolismo; o quella di aprire il primo liceo femminile a Bologna nel 1869. Ma non ottenne mai i riconoscimenti che in cuor suo sentiva di meritare. Eppure le sue conferenze – anche all’estero –avevano un gran seguito. E come medico era molto richiesto.


Visse a Roma dal 1875 e per svariati anni passò le sue estati a Cantalupo che, forse unico paese in Italia, gli ha dedicato una via, quella nella quale si trova la casa in cui viveva in Sabina, accanto a Palazzo Cati. Gli ultimi anni, per via del suo cuore malato, diradò le attività. Morì il 25 gennaio del 1898 e qualche giorno dopo venne sepolto nel cimitero della Certosa nella sua natia Bologna.
P.S. Luigi Chierici fu per mio nonno Enrico una sorta di nonno “putativo” (come si definì lui stesso – ma forse la storia è un po’ più complicata…), accogliendolo nella sua casa di Via Principe Amedeo 62 quando morì la bisnonna Ernesta (Enrico aveva solo otto anni). Dunque per me è trisavolo “putativo” (almeno…)

