Stavo qui che scrivevo al computer quando, sentito un rumore sordo sul vetro di fronte a me, ho alzato subito lo sguardo ma niente, non c’era nessuno.

Del resto sono solo a casa in questi giorni. Chi doveva essere? E perché non bussare alla porta, cinque metri più in là? Abbasso la testa e subito un altro toc toc. Alzo gli occhi e, come prima, niente nada nothing. La cosa si ripete un po’ di volte, finché decido di aspettare il prossimo toc toc vigilando. E la pazienza qualche minuto dopo viene premiata. È un uccellino – un uccellotto magari, un po’ panzottero, col capino bianco – che picchia contro il vetro, viene rimbalzato all’indietro e dopo un po’ ci riprova. Chissà, forse gli piacciono le orchidee da questo lato, forse è il suo spirito avventuroso che lo spinge a continue craniate. Se esco dalla porta è tutto un frullar via d’ali e un fuggir verso l’orto. Per poi tornare quando rientro.
A suo modo mi fa compagnia. Potrei mettergli qualche briciola di pane. Chissà se vince la fame o il mal di testa…
Mi fa sorridere perchè a me è capitata la stessa cosa qualche giorno fa con un uccellino tutto giallo. Solo che io abito al quinto piano di un condominio e a lui piaceva la mia piantina di camomilla 😀 Seguo sempre volentieri il tuo Blog perchè trovo il tuo modo di scrivere e raccontare davvero rilassante 🙂
Grazie dell’apprezzamento. Uno lancia sassi sull’acqua, alcuni rimbalzano, altri no, ma lanciarli è bello…