La natura, si sa, è spietata. Oggi Orsetta la buona stava lì ferma sotto un olivo. Chicca a qualche metro di distanza. Mi avvicino. Orsetta vegliava un riccio chiuso a palla. Chicca dal canto suo faceva la guardia a un riccetto piccolo piccolo. Poco lontano ce n’era un altro. Tutti e due, anche loro, lì, fermi immobili. Il riccio grande – la mamma, immagino – sembrava un po’ insanguinata, ma non so se il sangue è suo o di Orsetta che ha provato a prenderla con la bocca e magari s’è punta.
Chiamo le due “ragazze” nel mio studio. Esco e studio la situazione. Tutti i ricci sono vivi, respirano. Il piccoletto sta lì, a pancia all’aria, e il nasino sbuca dalla chiusura “a riccio” non così ermetica.
Allora prendo la pala rosa di plastica, li carico tutti e tre e li porto al di là della rete, dove Chicca e Orsetta non possono arrivare. Li appoggio a terra e i piccoli si avvicinano alla mamma. Poi vado verso casa e incrocio un altro riccetto che vagolava tutto tranquillo. Lo carico sulla pala
e lo deposito vicino agli altri. Eccoli, qui sotto, al di là della rete. Buona fortuna.
Ripasso una mezz’oretta dopo e non ci sono più. Operazione salvataggio compiuta.